E’ opportuno concludere il nostro ricupero del concetto di comunità ricordando il posto che il pensiero di Maritain ha avuto nella riflessione e nello studio di Pedagogia Globale.
Nella lettera 18, il nostro Presidente ci informava che aveva avuto l’opportunità d’incontrare in Francia Madame Antoinette Grunelius, figlioccia di Jacques Maritain, la quale stava curando, presso la Comunità dei Piccoli Fratelli di Charles de Foucauld di Tolosa l’Opera Omnia di Maritain. Ella aveva raccolto, presso la sua abitazione del castello di Molsheim, vicino a Strasburgo, tutta l’eredità di Jacques e Raissa Maritain e ci invitava a renderle visita se avessimo avuto l’occasione di recarci in Alsazia. E, difatti, ci andammo in occasione di “A casa di… 1985” a Strasburgo e Klinghental. Piero Viotto, amico di Pedagogia Globale e specialista italiano di Maritain, ci presentò proprio il suo contributo su “Maritain: il senso della comunità”.
E’ questo pensiero che ora cercheremo di riportare nella nostra memoria attraverso una rapida sintesi del primo capitolo del libro “L’uomo e lo Stato” (Vita e Pensiero, Milano, 1982)
Maritain inizia il capitolo esprimendo una preoccupazione che era costante anche in Umberto: chiarire il significato dei concetti affrontati, soprattutto quando si tratti di concetti “nomadi, non stabili” che — in quanto mutevoli e fluidi- sono spesso usati ora come sinonimi, ora come contrari, con il pericolo grave che —mentre si cerca di cogliere la verità- si corra il rischio di venire deviati su una falsa pista e di dare una forma analitica e sistematizzata a ciò che proviene dall’esperienza confusa e dalla vita concreta.
Il primo capitolo de “L’Uomo e lo Stato” è perciò il tentativo di differenziare adeguatamente le tre nozioni fondamentali che sono alla base del rapporto tra l’uomo e lo Stato, ossia i concetti di: nazione, corpo politico, Stato la cui confusione è, a dire di Maritain, una delle principali piaghe della storia moderna.
Subito, però, Maritain precisa che è necessaria una distinzione preliminare: quella tra comunità e società. Molti impiegano i due termini come sinonimi e Maritain riconosce di averlo fatto lui stesso assai spesso. Ma è altresì lecito applicarli a due specie di raggruppamenti sociali di natura radicalmente diversa.
E’ questa distinzione che cercherò ora di mettere in luce, attirando fin da ora la vostra attenzione sul fatto che, a mio parere, vi sono diverse differenze di approccio tra il pensiero di Maritain e il discorso sulla comunità fatto dalla psicologia e dalla pedagogia.
Maritain analizza una serie di criteri di differenziazione tra comunità e società:
- 1.La comunità è opera della natura, la società è opera della ragione
La comunità e la società sono entrambe delle realtà etico-sociali veramente umane e non soltanto biologiche. Ma in una comunità prevale l’opera della natura ed è più stretto il suo legame all’ordine biologico; in una società prevale l’opera della ragione e un più stretto legame alle attitudini intellettuali e spirituali dell’uomo. La loro essenza sociale e i loro caratteri intrinseci non coincidono così come non coincidono le loro sfere di realizzazione.
Per comprendere questa distinzione, occorre ricordare che la vita sociale, in quanto tale, riunisce gli uomini in vista di un certo oggetto. Nelle relazioni sociali vi è sempre un oggetto, materiale o spirituale, intorno al quale s’intessono i rapporti tra le persone.
In una comunità, l’oggetto è un fatto che precede le determinazioni dell’intelligenza e della volontà umane e che agisce indipendentemente da queste per creare una psiche comune inconscia, strutture psicologiche e sentimenti comuni, e comuni consuetudini.
In una società invece, l’oggetto è un compito da assolvere o un fine da raggiungere, che dipende dalle determinazioni dell’intelligenza e della volontà umana e che è preceduto dall’attività (decisione o perlomeno consenso) della ragione degli individui; sicché, nel caso della società, l’elemento oggettivo e razionale della vita sociale emerge in maniera esplicita e assume il ruolo direttivo.
Maritain dà una serie di esempi per chiarire la distinzione:
Una azienda commerciale, un sindacato, una associazione come Pedagogia Globale sono delle società allo stesso titolo del corpo politico
I gruppi regionali, etnici, linguistici, le classi sociali sono delle comunità
Le tribù, i clan sono delle comunità che preparano e annunciano l’avvento della società politica
2.Ancora sullo stesso tema:
- La comunità è un prodotto dell’istinto e dell’eredità in circostanze e in un quadro politico determinati. La società è un prodotto della ragione e della forza morale
- Nelle comunità, le relazioni sociali procedono da date situazioni e ambienti storici; i modi tipici di sentimenti collettivi —ovvero la psiche collettiva inconscia- hanno la precedenza sulla coscienza personale, e l’uomo appare come il prodotto del gruppo sociale.
- Nella società, la coscienza personale mantiene la priorità, il gruppo sociale è foggiato dagli uomini, e i rapporti sociali procedono da una certa idea, da una certa iniziativa, e dalla volontaria determinazione delle persone umane.
- Anche nelle società naturali come la società familiare e la società politica, vale a dire nelle società che sono ad un tempo necessariamente richieste e spontaneamente abbozzate dalla natura, la società emana in definitiva dalla libertà dell’uomo. (non vi è quindi uso improprio dell’aggettivo “naturale” per indicarle)
- E ancora nelle comunità —regionali o professionali, per esempio- che crescono attorno a qualche società particolare, la comunità emana dalla natura, ossia dalla reazione e dall’adattamento della natura umana a un dato ambiente storico o all’influenza esercitata di fatto dalla società in questione sul condizionamento naturale dell’esistenza umana.
- Nella comunità, la pressione sociale proviene da un vincolo che impone all’uomo dei tipi di comportamento la cui azione è sottoposta al determinismo della natura
- Nella società, la pressione sociale deriva dalla legge o da regole razionali, o da una certa idea del fine comune; essa fa appello alla coscienza e alla libertà personali, che devono obbedire alla legge liberamente.
- Dalla società alla comunità o vice versa?
In conclusione, una società dà sempre origine a delle comunità e a dei sentimenti comunitari, sia al proprio interno, sia intorno ad essa.
Mai una comunità potrebbe trasformarsi in società, pur potendo essere il terreno naturale da cui sorgerà qualche organizzazione societaria mediante l’entrata in gioco della ragione.
Maritain applica queste premesse alla distinzione tra nazione, corpo politico e Stato, affermando che
La nazione è una comunità non una società: il termine nazione trae origine dal latino nasci, ossia dalla nozione di nascita, ma la nazione non è qualcosa di biologico come la razza.
E’ qualcosa di etico-sociale, una comunità umana fondata sul fatto della nascita e della stirpe, ma con tutte le connotazioni morali di questi termini: nascita alla vita della ragione e alle attività di civilizzazione, stirpe contrassegnata dalle tradizioni familiari, dalla formazione sociale e giuridica, dall’eredità culturale, da concezioni e costumi comuni, da ricordi storici, da sofferenze, rivendicazioni, speranze, pregiudizi e risentimenti comuni. (Niente quindi a che vedere con l’uso che si fece della stirpe nel pensiero politico nazista o fascista)
Una nazione è una comunità di uomini che prendono coscienza di se stessi quali la storia li ha fatti, che sono legati al tesoro del loro passato e che si amano quali sono o quali si immaginano di essere.
(Per Maritain, il nazionalismo non deriva da un eccessivo risveglio della coscienza nazionale, bensì dalla confusione tra il concetto di nazione e il concetto di Stato che finiscono con il mescolarsi in maniera esplosiva)
Pertanto:
La nazione ha, o ha avuto, un suolo, una terra, non un’area territoriale di potere e d’amministrazione come per lo Stato, ma una culla di vita, di lavoro, di sofferenza e di sogni.
La nazione ha un linguaggio, anche se i gruppi linguistici non sempre corrispondono ai gruppi nazionali
- La nazione ha dei diritti, che altro non sono che i diritti delle persone umane, a partecipare ai valori umani particolari di una certa eredità nazionale.
- La nazione ha una vocazione storica, che non è una vocazione esclusivamente sua, ma che è solo una particolarizzazione storica e contingente della vocazione dell’uomo a sviluppare e manifestare le sue molteplici potenzialità.
Nonostante tutto ciò, la nazione non è una società: essa non varca la soglia dell’ordine politico: e’ una comunità di comunità, una rete cosciente di rappresentazioni e di sentimenti comuni che la natura umana e l’istinto hanno fatto pullulare attorno ad un certo numero di dati sociali, storici, fisici
Acquisito ciò, Maritain affronta il passaggio alla società politica mettendo in gioco i concetti di Corpo politico e di Stato:
All’interno di una comunità nazionale, può sorgere l’idea del corpo politico; ma la comunità nazionale può essere solo il terreno propizio e un’occasione per il suo concretarsi. In se stessa, l’idea del corpo politico appartiene ad un ordine diverso, superiore. Non appena prende forma, il corpo politico si distingue dalla comunità nazionale
In effetti, il Corpo politico, come lo Stato, appartiene all’ordine della società; occorre tuttavia fare una distinzione netta tra corpo politico e Stato: essi non appartengono a due categorie diverse, ma differiscono l’uno dall’altro come la parte differisce dal tutto. Il corpo politico o società politica è il tutto. Lo Stato è una parte, la parte dominante di questo tutto.
La società politica, voluta dalla natura e realizzata dalla ragione, è la più perfetta delle società temporali. Essa è una realtà concretamente e interamente umana, che tende verso un bene concretamente e interamente umano, il bene comune.
Il corpo politico è fatto di carne e di sangue, ha degli istinti, delle passioni, dei riflessi, un dinamismo e strutture psicologiche inconsce, e tutto questo insieme è sottoposto all’imperativo di un’idea e di decisioni razionali. La giustizia è la condizione primaria dell’esistenza del corpo politico ma l’amicizia è la sua stessa forma animatrice. L’uomo fa parte della società politica e, perciò, tutte le sue attività comunitarie, come le sue attività personali, importano al tutto politico. Niente è più essenziale alla vita e alla conservazione del corpo politico di quanto lo sia l’energia accumulata e la continuità storica di questa comunità nazionale da lui stesso generato.
Non solo la comunità nazionale, come anche tutte la comunità di grado subordinato, è compresa in tal modo nella superiore unità del corpo politico; ma il corpo politico racchiude altresì nella sua superiore unità i gruppi famigliari, i cui diritti e le cui libertà essenziali gli sono anteriori, e una molteplicità di altre società particolari che procedono dalla libera iniziativa dei cittadini e dovrebbero essere autonome quanto più possibile.
Tale è l’elemento del pluralismo inerente a ogni società effettivamente politica. La vita famigliare, economica, culturale, educativa, non ha minore importanza della vita politica per l’esistenza stessa e per la prosperità del corpo politico. Dato che nella società politica l’autorità va dal basso all’alto attraverso la designazione da parte del popolo, è normale che tutto il dinamismo dell’autorità nel corpo politico si componga di autorità parziali e particolari scaglionantisi a piani sovrapposti fino all’autorità suprema dello Stato.
Infine, il bene pubblico e l’ordine generale della legge sono parti essenziali del bene comune del corpo politico, ma questo bene comune ha delle implicazioni assai più vaste e più ricche e più concretamente umane, giacché è per natura la buona vita umana della moltitudine, ed è comune in pari tempo al tutto e alle parti, vale a dire alle persone alle quali si ridistribuisce e che ne devono beneficiare.
Il bene comune non è soltanto la somma delle utilità e dei servizi pubblici che l’organizzazione della vita comune presuppone. Il bene comune implica altresì l’integrazione sociologica di tutto ciò che vi è di coscienza civica, di virtù politiche e di senso della legge e della libertà, di attività, di prosperità materiale e di ricchezze spirituali, di sapienza ereditaria inconsciamente operante, di rettitudine morale, di giustizia, di amicizia, di felicità, di virtù e di eroismo nella vita individuale dei membri del corpo politico, nella misura in cui tutte queste cose sono, in un certo modo, comunicabili e fanno ritorno a ciascun membro, aiutandolo a perfezionare la propria vita e la propria libertà di persona, e costituiscono nel loro complesso la buona vita umana della moltitudine.
Anche se questo ci allontana dal tema della comunità, indicheremo brevemente le conseguenze di questo discorso sul concetto di Stato:
Lo Stato è solo quella parte del corpo politico il cui fine specifico è di mantenere la legge, di promuovere la prosperità comune e l’ordine pubblico, e di amministrare gli affari pubblici
Lo Stato è una parte specializzata negli interessi del tutto. Non è un uomo o un gruppo di uomini, ma un insieme di istituzioni che si combinano per formare una macchina regolatrice che occupa il vertice della società.
Ancora: lo Stato non è una specie di superuomo collettivo: esso non è che un organo abilitato ad usare il potere e la coercizione e composto di esperti o di specialisti dell’ordine e del benessere collettivo: è uno strumento al servizio dell’uomo
La lettura attenta di alcuni degli articoli della nostra Costituzione republicana ci permette di ritenere che essa è fondamentalmente in linea con l’impostazione filosofica di Maritain
Genevieve Ninnin – gennaio 2012