UMBERTO DELL’ACQUA
(dal Nuovo Dizionario di Pedagogia, a cura di Floris D’Arcais G., Edizioni San Paolo)
PEDAGOGISTA, PSICOLOGO PSICOTERAPEUTA:
la specializzazione in questi tre campi contigui sottolinea da un lato la profondità dall’altro l’ampiezza d’orizzonte della sua cultura che procede ad una lettura del reale partendo dalla relazione: Io-Tu, relazione anche in verticale, “base del filo della vita”, capace non tanto di affermare, quanto di far scoprire quella dignità della persona senza la quale ogni società vede smagliarsi la rete dei diritti e dei doveri cui pensa inutilmente di affidare la regia del proprio funzionamento.
A livello pedagogico, essa si traduce in una concezione in cui l’educatore è autorizzato a svegliare l’altro alla verità del suo essere: epifania unica, insostituibile, diversa ma che sempre più si fa prossima mano a mano che entrambi si avvicinano al punto da cui tutto trae origine: Dio.
Questo atteggiamento nei confronti della vita, sia consapevolmente sia naturaliter religioso, non toglie alla ragione i suoi diritti quindi non interferisce minimamente con il rigore della ricerca scientifica che egli esige condotta con metodologia appropriata, soprattutto nei lavori di carattere sperimentale.
L’attitudine al “distinguo” lo cautela anche dal rischio cui lo potrebbe esporre la molteplicità delle fonti con cui alimenta il suo pensiero che, alla fine, si struttura attorno a due movimenti: il personalismo di Mounier ed il neo tomismo di Maritain, autori avvertiti con vicinanza di cuore ma anche criticamente meditati se è a Severino Boezio che riconosce la paternità della definizione di persona e se, in una chiosa al concetto di trascendenza apparsa in “FINALITA’ E SCELTE D’AZIONE”, essa non viene esclusivamente identificata con la dimensione religiosa.
“FINALITA’ E SCELTE D’AZIONE” è un progetto dell’Associazione PEDAGOGIA CLOBALE, fondata per promuovere le scienze dell’uomo anche attraverso contatti con università ed istituti di ricerca italiani ed esteri: una sollecitazione a dilatare i confini culturali in vista di una futura Europa unita; ma ciò che veramente sorprende nella ricchezza, nella varietà, nella complessità dei temi affrontati è l’individuazione anticipata, e di parecchi anni, di problematiche e di crisi che percorrono una società ormai disancorata da sicuri parametri di riferimento, stravolta dalla velocità di una evoluzione tecnologica che ha invertito il rapporto: uomo / prodotto.
Alla analisi che mette in campo l’apporto ultimo delle varie scienze dell’uomo: dalla economia alla sociologia, dalla giurisprudenza alla psicologia, dalla medicina alla pedagogia, ai fini della corretta impostazione dell’oggetto della ricerca, si sovrappone, senza sconfessarla, un disegno altro che lo inserisce in una prospettiva più ampia e che scaturisce da una concezione metafisica e non storicistica dell’uomo, secondo cui l’uomo diviene ciò che è e non è ciò che diviene.
Lo spessore di una sintesi che si fa via via definitiva approda, intanto, ad un epistolario di 45 lettere. Il genere letterario scelto è forse il più consono alla sua personalità e ne esalta la capacità ed abilità di scrittura; libero da esigenze di carattere accademico, il discorso non demorde dalle sue mete di critica o di introspezione ma può concedersi l’abbandono alla suggestione di una memoria, alla intuizione folgorante messa in gioco da una sensibilità affinata e complessa, educata da tempo alla Bellezza come esperienza interiore, esperienza di un senso totale di vita, che l’occhio infaticabile non desisterà mai di cercare nella natura e nell’arte quale viatico religioso e laico al tempo stesso nelle ore buie del quotidiano.
Piero Viotto