1.2.4 – Sono fondamentali le relazioni tra le persone. Esse devono poter essere spontanee e gratuite e non solo tecniche e funzionali, devono permettere i confronti e favorire le azioni concrete, concertate.
1.2.5 – La sessualità è una componente di tutta la vita della persona ed un dinamismo potente della relazione con l’altro e con il gruppo. Essa deve essere vissuta come una scelta di ciascuno orientata sul rispetto della vita, sull’equilibrio e lo sviluppo delle persone in armonia con la vita sociale. Questi ultimi sono resi più difficili sia dai tabù sociali sia dalla utilizzazione commerciale o politica della sessualità stessa.
1.2.6 – Il condividere e il donare rimangono valori essenziali. Bisogna riscoprirli in una società che privilegia il consumo, il profitto e il denaro.
1.2.7 – La solidarietà cosciente e scelta, lo sforzo e la volontà di assumere le conseguenze dei propri atti conducono normalmente ad un atteggiamento di partecipazione e di impegno. Così sarà combattuto il rischio di irresponsabilità che genera la burocrazia di ogni società
1.2.8 – La libertà di opinione garantisce lo sviluppo della personalità, ma la verità non è appannaggio della persona e si costituisce progressivamente con l’apporto di tutti, nell’azione come nella riflessione.
1.2.9 – La ricerca della felicità è un’aspirazione profonda della persona, aspirazione che deve comunque essere educata e coltivata.
2 – La formazione.
2.1.1 – La Pedagogia globale si inserisce in un contesto sociale, economico e politico. Essa non costituisce un mondo a parte, tagliato fuori dalla realtà quotidiana.
La formazione si inserisce nel medesimo contesto e deve aiutare i responsabili a definire gli obiettivi delle azioni che organizzano e che animano, in riferimento costante ai vari ambienti ai quali si rivolgono.
2.1.2 – La qualità della formazione deve testimoniare la qualità che si attribuisce all’Educazione.
2.1.3 – L’educazione è essa stessa una insostituibile occasione di formazione.
2.2.0 – I fini delle formazione.
2.2.1 – La formazione mira da un lato all’apprendimento della funzione di educazione e di animazione, dall’altro, allo sviluppo personale e originale di ogni educatore. Questa formazione, sotto i suoi due aspetti, non è mai completata e deve iscriversi in un progetto permanente.
2.2.2 – Senza la formazione, né l’educatore sviluppa pienamente attitudini quali: l’accoglienza, il dialogo, l’impegno, la capacità di analisi, di sintesi, di creazione, né l’animatore capisce il terreno del suo operare: le persone e gli ambienti hanno attese e bisogni che devono indurre ad una chiarificazione degli orientamenti pedagogici.
Più concretamente, la formazione aiuta uno a diventare:
un pedagogista preoccupato di favorire il progresso di ciascuno sul piano personale, familiare, professionale e comunitario e di aiutare i gruppi a diventare delle comunità;
un coordinatore di attività di espressione, di comunicazione e di scoperte;
un organizzatore di ricerche e un agente di relazioni che contribuisce a realizzare le condizioni necessarie a stabilire nuovi modi di rapporti sociali;
un agente di sviluppo culturale, preoccupato che ciascuno prenda coscienza della propria CULTURA possa collocarsi nella società in un preciso momento e acquisire strumenti di analisi e di creazione;
un esperto capace di prendere a carico i problemi pratici di tutti i giorni: sicurezza, legislazione, gestione…
un educatore sempre più disponibile a riflettere sulle sue motivazioni, sempre più cosciente del suo impegno e della sua collocazione nella società, sempre più responsabile della propria formazione continua per cui adotta un processo di FORMAZIONE PERMANENTE.